Cesulì (chiesina)
Un po’ di storia
L’antica chiesa e prima parrocchiale del paese era dedicata a San Bartolomeo ed oggi è comunemente detta il “Cesulì”. E’ un edificio in pietra di piccole dimensioni risalente a prima del 1459, quando la “vicinia” di Colere si costituì in parrocchia separata da Vilminore di Scalve. E’ probabile che la prima chiesa corrisponda alla campata del presbiterio, alla quale si aggiunse l’attuale aula dei fedeli nel 1579 quando San Carlo Borromeo visitò l’edificio e ne raccomandò il restauro e l’ampliamento, come testimoniato dalla sua relazione del 29 settembre di quell’anno. La data 1579 sull’architrave della porta principale infatti ricorda questo rifacimento.
Nel XVIII secolo divenne necessaria la costruzione di una chiesa più ampia e accogliente, poiché i parrocchiani offrivano elemosine alle chiese delle contrade e trascuravano la parrocchiale che, dalla relazione del vescovo Ruzini del 7 ottobre 1700, risulta bisognosa di riparazioni e con infiltrazioni d’acqua. Dopo una lunga diatriba sull’opportunità di ripararla o demolirla, si decise dunque di edificarne una nuova scegliendo il luogo più adatto, al centro delle varie contrade. La mappa stesa per identificare il luogo del nuovo edificio, è esposta in sacrestia del “Cesulì”. Alcuni operai iniziarono a utilizzare le pietre del “Cesulì” per la fabbrica del nuovo edificio. La domenica invece alcuni abitanti delle contrade Gromo e Valle ripristinavano l’antica parrocchia riportandovi i materiali sottratti. Negli anni seguenti, pena la scomunica, il vescovo impose di conservare la chiesetta medievale, con la possibilità di svolgervi però solo la messa per l’ufficio dei defunti una volta all’anno, per pregare sul luogo in cui da secoli si trovava il cimitero, ovvero nel pressi dell’antica chiesa. Per questo viene chiamata ancora “chiesina dei morti”. Negli anni ’80 del XX secolo, la parrocchia, il comune e il Gruppo Alpini si impegnarono per ristrutturare l’edificio che era da tempo in stato di abbandono. Nella sacrestia sono esposte le foto dello sviluppo dei lavori di sistemazione.
Il 27 aprile 1985 si inaugura il restauro del Cesulì. Nel 1990 viene ristrutturato anche il campanile sempre a cura del Gruppo alpini di Colere.
All’interno si trovano frammenti di affreschi dal XV al XVII secolo anche se di gran parte di essi possiamo vedere solo la sinopia, cioè il disegno preparatorio.
Sulla parete sinistra del presbiterio si notano tracce di santi in abbigliamento medievale con i lacerti di una scritta che ne identifica uno, una Madonna col Bambino e santi e una Madonna in trono col Bambino inquadrata da un particolare motivo decorativo intrecciato. Sulla parete destra si notano tracce di vesti di santi tra cui forse San Michele arcangelo, mentre nella parete centrale si intravede una Crocifissione. Entrando nella sacrestia si notano i resti di affreschi tra cui forse un San Cristoforo col bastone sopra la porta e una Santa Lucia con gli occhi sul piattino sulla parete opposta.
Lungo la navata è esposto a sinistra il dipinto con la Madonna col Bambino in alto sulla nube e San Nicola da Tolentino, con il libro che riporta il suo nome, il giglio e il sole nel petto, San Rocco che mostra la piaga della peste con il cane e San Sebastiano con le frecce. Il dipinto è attribuito a Francesco Pagani del 1659.
A destra si trova la tela con la Madonna con San Bartolomeo che invita ad adorare la croce, San Girolamo Emiliani (i due santi ai quali è attualmente dedicato l’edificio), San Rocco e le anime purganti in basso. L’opera è dell’artista di Clusone Lattanzio Querena del 1796, datata e firmata poco sopra le teste delle anime purganti.
All’esterno nel 1990 l’artista Tomaso Pizio realizzò il monumento in bronzo e cemento dedicato alle vittime sul lavoro. Nato a Schilpario nel 1932, uditore presso l’Accademia Carrara di Bergamo, sotto la guida del Maestro Trento Longaretti, e frequentatore della Scuola Internazionale di Grafica di Venezia, fu vincitore di numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, fino a quando si spense nel 2003.
all’esterno è inoltre presente un monumento che ricorda i caduti sulla montagna e specificatamente la sfortunata spedizione “Valdiscave 81” sulle Ande peruviane in cui morirono tre scalvini. La lastra in bronzo è dello scultore Zambetti di Sovere.
Catalogo dei beni culturali mobili, Diocesi di Bergamo, Parrocchia di Colere, 2002
Catalogo dei beni culturali immobili, Diocesi di Bergamo, Parrocchia di Colere, 2022
Eugenio Pedrini, Memorie di Comino e Pietro Morzenti 1729 – 1749